"Ma allora anche per l'amico si dovrà consentire che egli esiste e questo avviene nel convivere e nell'avere in comune azioni e pensieri. In questo senso si dice che gli uomini convivono e non, come per il bestiame, che condividono il pascolo. (Aristotele)
Essenziale è, in ogni caso, che la comunità umana venga qui definita, rispetto a quella animale, attraverso un convivere che non è definito dalla partecipazione ad una sostanza comune, ma da una condivisione puramente esistenziale e, per così dire, senza oggetto: l'amicizia, come con-sentimento del puro fatto di essere. Gli amici non condividono qualcosa (una nascita, una legge, un luogo, un gusto): essi sono condivisi dall'esperienza dell'amicizia. L'amicizia è la condivisione che precede ogni divisione, perchè ciò che ha da spartire è il fatto stesso di esistere, la vita stessa. Ed è questa spartizione senza oggetto, questo consentire originale che costituisce la politica.
Come questa sinestesia politica originaria sia divenuta nel corso del tempo il consenso a cui affidano oggi le loro sorti le democrazie nell'ultima, estrema e stremata fase della loro evoluzione, è, come si dice, un'altra storia, su cui vi lascio riflettere.
Giorgio Agamben, L'amico, Edizioni Nottetempo Roma 2007
domenica 28 ottobre 2007
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