martedì 12 febbraio 2008

Eccetto uno spiraglio

La duplicità delle mie emozioni fa sì che non riesca a scrivere nei momenti in cui ho più bisogno di comunicare e ottenere comprensione. Come in un double-bind di Bateson, sono nell'impossibilità di dire di sì.
Non riesco a scrivere, ma potrei piangere così tante lacrime da vomitare. Così è successo, oggi, al ritorno da scuola. Mi sentivo la gola raschiare sotto la doccia e più tardi, al telefono con mia madre.
Anni fa, era lei l'ultima persona che avrei chiamato, sentendomi come oggi mi sento. Ora è cambiato qualcosa ed è proprio la sua la voce che desidero mi accolga. Direbbero che sono una che da molte chance.
Sono convinta che mia madre possa darmi ora, quello che non ha saputo. Il suo intuito non bastava, ma adesso sono un'adulta che sa chiedere assertivamente.
Potessi spezzare l'incantesimo che mi ha fatto diventare un rospo!
C'è un giorno dopo il quale io non sono più stata io. Da allora - sono trascorsi molti anni - riemergo di quando in quando dall'acqua torbida cercando di resuscitare un principe che non sono più.
Chiamare mia madre mi ha fatto sentire più sola. Attraverso la cornetta del telefono non ho sentito il calore che speravo e non ho avuto il coraggio di condurla per mano con me a toccare la punta di spillo della mia disperazione. Come sempre, anche stavolta l'ho protetta anche da me. Mia madre, avevamo paura di poterla rompere. Mio padre sembrava che volesse proteggerla persino dalla nostra vicinanza. Come se ce ne fosse l'esigenza.

Un giorno d'estate stavo attraversando il corridoio della nostra villa al mare, che a sinistra si apre sulle stanze da letto di noi figlie e dei nostri genitori. Ero andata dai miei per via di una lite con mia sorella maggiore, mi pare di ricordare. Ma più probabilmente la lite era arrivata dopo...
Era primo pomeriggio, nella stanza c'era luce. Loro erano andati a fare un sonnellino ed io e le mie sorelle stavamo chiacchierando in veranda.
Avrei bussato, ma prima di farlo ho sbirciato dentro per controllare che non si fossero già addormentati. E' stato così che li ho visti chiusi in un unione fisica che allora non ho compreso. Oltre la porta da cui ho sbirciato c'era mia madre nuda, distesa con gli occhi chiusi sul letto matrimoniale. Mio padre in piedi la teneva dalle cosce alte. Con le dita la penetrava. Non era la vagina, non credo.
Ricordo gli occhi chiusi di mia madre e i sospiri fragili. Mio padre che agiva come un uomo, anche se non so esattamente cosa voglia dire: è un mistero, l'essere uomo, che penso non mi sia dato comprendere.
Sono fuggita di nuovo in veranda, quasi di corsa Bianca, Bianca! Papà e mamma sono nudi nel letto...! Mia sorella maggiore mi ha ripresa severamente. Ha alzato la voce, dandomi della bugiarda.
Sarei corsa tra i miei genitori, presi nell'amore, a chiedere che mi spalleggiassero di fronte a Bianca: avevo detto la verità! Ma la porta della loro camera restò chiusa a lunga quel giorno, eccetto quel maledetto spiraglio. Oltre la porta, io.
Devo aver pianto tanto che la gola raschiava proprio come stasera. M'inabissai in un intercapidine della mia casa, passando in una dimensione sconosciuta. Un buco nero di solitudine mi aveva inghiottita.
E' una sensazione che ho provato altre volte. Non solo a casa.

A ripensarlo oggi, mi pare che nel modo di fare l'amore dei miei genitori ci fosse l'attuazione di una legge del contrappasso ante-mortem, una sorta di compensazione. Nella quotidianità di casa i loro ruoli sono ribaltati. Mia madre decide, impera e urla ingiustamente. Mio padre, lascia fare.
Tuttavia, in quell'intimità che mi è stato dato di vedere, (perchè conoscessi la compresenza dei contrari nella scena primaria?) - e che sono costretta a raccontare, come il vecchio marinario la sua maledizione - mia madre non era una dominatrice schiavizzante, nè mio padre chi si sottometta remissivamente.
Quel giorno lei avrebbe dovuto montare su di lui ad occhi aperti, guidare i giochi...Non era così.
Lui, in piedi, la soverchiava con un erezione minacciosa, che le mie retine hanno dimenticato. Mia madre era abbandonata a lui, in un modo che quasi era irriconoscibile. Avrebbe potuto ucciderla, se avesse voluto.

Nessun commento: