sabato 16 febbraio 2008

Altre domande

L'utero ha la forma di un cuneo, un'ancora sottosopra. Il mio è retroflesso come quello di mia madre e della maggiore tra le mie sorelle, Bianca. La testa del cuneo è rivolta verso la schiena, al momento del concepimento si sposterà in avanti, verso il ventre, consentendo una gravidanza normale.
Di tre figlie femmine due di noi sono nate con l'utero retroflesso, una non ce l'ha. La ricombinazione casuale di molecole di DNA è una copia del processo di genesi dell'universo? E' per questo che mi sento parte di un tutto riconducibile ad una unità, che è sempre plurale?
Non ho mai avuto una bussola, come una formica nata senza un'antenna, o forse dovrei dire che ho poca fiducia nel fatto che quello che sono possa essere un bene.
Di recente mi sono vendicata di chi mi dice che non so scrivere, sapeva di farmi del male e ho risposto per le rime. E' uguale a chi dice Tu non sai vivere, come se ci fosse un modo solo di poterlo fare, e come se lo conoscesse, quando è un bluff tutte le volte.
Gli dei hanno lasciato spazio alle malattie e alle mie parole. Vorrei dirle Ama i poeti morti e anche me, che morirò, ma arriva un momento in cui uno si arrende e ascolta i consigli di un dottore. Perchè bussare contro una porta chiusa a doppia giro di chiave?
Che ingiustizia che quella porta rimanga chiusa, uno pensa, e se ne va con la sensazione che il mondo non funzioni bene.
In che senso Melanie Klein e la sua teoria della posizione depressiva al 4-5 mese di vita mi può spiegare quello che sto vivendo? Il male e il bene, allora, erano i seni di mia madre, lei dice. Uno dei due mi perseguitava, l'altro mi dava piacere. Mi dico che forse uno dei due prevaleva sull'altro, sarà per questo che sono cresciuta asimmetrica.
Qual'era il seno di mia madre che mi perseguitava? Era il destro?
Il mio seno destro è il più grande, il braccio destro è quello che si è rotto in un incidente stradale e sul polso ho ancora una cicatrice. Eppure la mano destra scrive, mi tira fuori dalla confusione, perchè dentro al male è custodito il bene, e dentro al cuore della malattia c'è l'antidoto che le dà ragione di essere dove si trova.
Da qualche mese, ogni tanto la palpebra destra è instabile, trema. Da qualche giorno l'avambraccio destro, la nuca e la spalla sono indolenziti. Ci sarà qualcosa che non va col mio emisfero destro, mi dico, forse un nervo teso. Ma che cosa significa il dolore?
Dovrei credere che il mio emisfero destro soffre per qualcosa che ha paura di vedere, di vivere, di scrivere o di poter fare?
E' possibile che abbia paura del mio emisfero destro come ne avevo del seno destro di mia madre, come mia madre teme la sua stessa creatività, che la perseguita.
E' possibile che sia per questo che essere creativa, scrivendo, mi costa tanta fatica. Avanzo come su una pianura sabbiosa dove non ci sono impronte, davanti a me, che siano simili alle mie. Le lacrime delle donne nate prima di me, nella mia memoria , piangono ancora.
L'emisfero destro è quello creativo, quello che dice "se" mentre l'altro dice "si" o "no". Dentro al mio sè c'è una paura atavica, che ho ereditato dalla cultura patriarcale che governa la Sicilia, da mia nonna materna e da mia madre, una paura delle botte paterne, di mancata comprensione da parte dell'uomo.
Le paure delle madri e dei padri, le figlie le ereditano, rimescolate in combinazioni sempre diverse, esattamente come il patrimonio genetico.

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