giovedì 24 luglio 2008

una risposta

Così è una donna, come hai scritto
In quella lettera dalla campagna
L’ho avuta da Maufrignese, il viveur
che aveva visto un monaco nel granito.

Prendi me, casualmente viva
Mi vedresti in un favo d’inchiostro
Tra le mani un’amica di carta e basta
Il suo nome è Virginia.

Quel malessere verde malinconico
Non è di vecchie cose in un baule
Ma il presente, l’incertezza di marmo
Di malattia che va dal bianco al nero
Del farmaco che annebbia.

Un uccellino cinguetta oltre le tende
Nel pomeriggio fosco di luglio.

Mi rasserena il canto, ma non solo,
Anche l’ansimare del cane spagnolo
Nel corridoio tra noi e l’orto
Dove una biscia mi ha attaccato
Con un balzo di sorpresa, meraviglioso.

Così l’amore si sveglia un istante
Come la mania, niente romanzi
Sorprende o dorme, dorme, dorme
C’è senza esserci, un’arida purezza.

Essere donne ha senso, Adelaide?

Più che mai, oggi guardo oltre le tegole
Volo con ali di cera nel cielo che rima
E la sera accende un faro, Il Segreto
Lo stesso che tengo nella sacca estiva.

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