domenica 3 giugno 2007

my whole human family

dovrei stare a correggere verifiche adesso, invece che ascoltare ani di franco che si avvelena il cuore, in memoria di september the 11th. Ma questa canzone è troppo arrabbiata e troppo ricercate le sue liriche, per lasciarla andare, senza volerne condividere la forza e la maniera stilistica, che ne sono pregio e margine insieme.
Di self evident inizialmente avevo copiato e incollato come post le lyrics originali, poi le ho cancellate, perchè mi sembrava di togliere intensità a quelle parole togliendole alla lama della voce di una donna che non vuole essere carina, non è un gattino su un albero che qualcuno venga a salvare.
Mi è parsa più fedele l'idea di linkare il titolo del post al video della canzone su youtube, ma mi dispiaceva, perchè in italia l'inglese non lo capisce che una minoranza smarrita, perchè forse l'ottusità, beata, è più facile da preservare quando non possiamo leggere i giornali stranieri, con quello che si dice a chiare lettere dei nostri stupidi governi e di noi, semplicioni e ingenui, che non capiamo e non possiamo ribattere che la nostra identità culturale, come ogni identità culturale, è un universo per fortuna lontano dal loro, che loro giudicano coi parametri anglosassoni di coerenza e rigore, che le nostre voci alte e i gesti delle mani, che la non-compostezza e la non-ambizione, il pathos nelle tasche dei jeans e le teste basse di indeterminazione, che l'incertezza nostra, grazie a dio, sanno mandare a puttane. Se solo la smettessimo di sentirci inadeguati alla grandezza nel nostro passato o a quella che altre identità e altre voci hanno toccato recentemente o raggiungono nel presente, malgrado il nostro silenzio imbarazzante e imbarazzato, nella politica e nelle arti, nella musica e nella letteratura.

Il titolo, finalmente, è rimasto un link al video di ani di franco di self evident perchè questa canzone è troppo sfrontata, troppo pensata e ricamate le sue lyrics, per lasciarla andare, senza volerla condividere con qualcuno ancora. Parla di uomini che sono poesie e di governi che rimettano il proprio grosso uccello nei pantaloni quegli stessi che l'hanno infilato dove non appartiene a loro, se un paese possa mai appartenere a qualcuno.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo ho vissuto e lavorato tre anni a New York: città incredibile, ma non vorrei trascorrere la mia vita negli Stati Uniti, penso che la qualità di vita in Europa sia migliore. Ma non mi sembra che gli italiani si sentano inadeguati, forse all'inizio, ma capito come funziona l'ambiente si fanno valere... almeno questa è la mia esperienza.

Anonimo ha detto...

Grazie *

Ondine