Ho incontrato m. venerdì, alla pausa pranzo da scuola. E' la prima volta che lo rivedo, da quando la scorsa settimana, insieme ad altri due, ha rubato il cellulare ad un compagno di scuola. Poi l'hanno rivenduto a dei pochi di buono, dividendo i soldi guadagnati in parti uguali tra di loro.
Gli ho chiesto come stava dopo l'intervento è la quarta volta che mi opero, due volte qui e due al mio paese…bene e no, non è venuta mia madre dall'Albania, in ospedale c'era mio padre. Si mordeva le labbra mentre me lo diceva.
Ho detto che porterò il vocabolario di spagnolo che ti ho promesso in regalo, ma lui che parla come un adulto, cogli occhi di cervo selvaggio, solo come un ladro, fa diventare me dodicenne, tra i due, e non so bene che dire, sto zitta e sorrido, di fronte alla fragilità che lui maschera sotto la voce dolce, sempre sicura.
Avevo voglia di abbracciarlo e lo cullerei come un tesoro tua zia ti aspetta di sopra per pranzo, vai su, ora gli dico. Va bene, ma prima d'andarsene ha indugiato ancora sul pianerottolo, finchè mi sono avvicinata per baciarlo su una guancia, come un saluto.
sabato 2 giugno 2007
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