sono amareggiata stasera, perchè un amico siciliano che vive qui a milano, che forse ho trascurato, stasera era evasivo quando gli chiedevo che giorno fosse il migliore per potersi incontrare.
chan marshall canta che una volta le sarebbe piaciuto essere la più grande, la guardo distratta mentre scrivo, nel video che condivido linkando al titolo di questo post, stroopwaffell.
Gli stroopwaffell sono l'unico dolce a cui ancora mi lascio andare senza rimorsi, da quando a luglio ho iniziato la dieta di teodora. Sono un dolce tipico dell'Olanda, ma si trovano in Belgio e anche in Germania.
Ne addento uno quando ho voglia di una donna, forse d'una mamma che si prenda cura, come Pauline che ne ha mangiati tre stasera che ha litigato col padre. E' stata lei a farseli portare dalle sue amiche in visita da Matricht questo fine settimana, gli stroopwaffell, perchè in Italia non si possono acquistare.
Le sue amiche sono rotonde, accoglienti, niente di appariscente come lei, tanto che mi fa pensare che forse anche lei ha volgia di essere the greatest, come chan marshall, e il confronto con altre che possano competere con la sua bellezza e il talento sociale, non le sono altrettanto vicine e facili da tenere sul cuore.
Sono giorni che penso a ciò che sarebbe bene fare. Se trovare un secondo lavoro a Milano, perchè qui, con le mie novecento euro al mese di insegnante, non riesco ad affontare le spese fino alla fine del mese. Se sia bene restare a Milano ancora un anno, consumare gli affetti e le frustrazione, come a Londra non ho potuto fare.
Se invece è meglio mollare tutto per andare a vivere da settembre a Siena, ma sono triste all'idea di dovermene di nuovo andare. Di un posto da poter chiamare casa, sono in cerca dal 2004, quando è iniziata la mia vita di nomade, che se ne andava da palermo con una laurea inadatta a ciò che desideravo di poter fare.
E me ne andavo dall'abbraccio di un amore che mi andava stretto come le camicette che sul mio seno di eva henger non ne volgiono sapere di farsi abbottonare.
Non sono molti tre anni, ma a me sembra già abbastanza da volersi fermare stavolta un pò più a lungo, per imparare a vivere in un presente che non cambi bruscamente, ma si evolva piano, senza rotture.
E' l'odore della monotonia e della quotidianità sulla pelle, a cui mi vorrei abituare.
Lo stroopwaffell è un biscotto morbido che pesa trenta grammi e non è più spesso di un paio di millimentri. Lo strato sottile del waffell è farcito di sciroppo di mele. Ne mangiava Barbara in auto, mentre tornavamo a Koln da Dusseldorf, dopo l'incontro con lei e Annika quest'estate.
Quando lo mangio ritorna l'immagine dei suoi riccioli rossi quel giorno in viaggio, il ricordo della voce sempre comprensiva e le lentiggini vive. Rievoco il tiepido di starsene accanto, quando un'amica ti vuole bene. E forse non ne ho mai abbastanza di donne così intorno, perchè mi immagino come orfana di madre.
Stasera che la vorrei chiamare, mia madre, lei probabilmente dorme già...e allora m'accontento di chan marshall, che ha i capelli come li portava anche la mia prof di inglese del liceo e come sophie marceau nel tempo delle mele; come li ho tagliati anch'io da poche settimane.
Sono sempre in ordine, senza essere sofisticati, per questo mi piacevano da sempre. Ma ho preso in mano le forbici per accorciare la frangia la prima volta almeno un mese fa, senza sapere ancora bene cosa ne volevo fare.
E' stato poco a poco, accorciandoli ancora nei giorni successivi, che sono diventati come in una figura egiziana, come in quella foto tessera che avevo quando ero ancora un'universitaria, al secondo anno appena iniziato mi pare.
Ieri sera il concerto è stato così bello perchè era la prima volta che stavo ad un concerto di musica indie. Niente rockstar, culti della persona, niente uomini stavolta sul palco a suonare.
Anche se in realtà gli uomini c'erano eccome, erano tutti uomini i musicisti, ma la voce era di cat power. La sua camminata di gatta stanca da un lato all'altro del palco, era di una donna che è stata donna troppo in fretta, per lasciarsi alle spalle quietamente negli anni l'aria di bambina precoce.
Una come me che mi vergognavo d'esserlo, le si vede, forse perchè è stata dura fare i conti con la figura del padre bluesman, per lei che ha scelto di suonare.
Quando cantava sommessa sul palco ieri sera, e indossava una giacca da marinaio - ai piedi mocassini bianchi da fred aster - mi sembrava che un'ombra maschile le fosse addosso come un ologramma.
Poi si nascondeva i seni afferrando il collo della tshirt ogni volta che si sporgeva in avanti, ad inseguire un microfono che teneva teso troppo in avanti, troppo lontano.
Mi accorgo che qualcosa che non so definire deve esser cambiato per me negli anni, ora che ascolto vocalist femminili con un piacere superiore a quello di ogni altro artista uomo.
Ora che ho voglia di leggere prose di donne e ascoltarle cantare, avere amiche con le tette, mentre a lungo sono stata la spalla destra degli uomini. L'amica di mio padre, dei miei amanti e degli omosessuali.
Di giocare a fare quella che gli uomini li capisce, che ha una sensibilità simile alle loro, li sa capire, mi sono anche stancata, sulla soglia di questi trentanni che ancora non ci credo che stiano quasi per arrivare.
Ho vissuto come una donna in segreto, come in incognito, curiosamente mi viene da dire. Da sola mi curavo le mestruazioni e le emozioni contrastate di chi vuole scegliere pensando al futuro, perchè essere l'altra o esserci solo a breve, una volta a casa, in cucina di fronte a quella credenza aperta, non sapeva bastare.
Giusto una lacrima ora, al pensiero di quanto strenuamente mi sia tradita, come succedeva nelle storie di un testo che ho letto, in cui si interpretava l'appettito smodato - che non si sa controllare - come un bisogno della madre represso, che non trovando possibilità di appagarsi, si direzioni verso la cosa di cui la madre è simbolo.
Ti nutre quando le sei nel ventre, dopo allattandoti, ed è probabilmente quella che più spesso da piccolo ti prepara da mangiare. Il simbolo che scegli per chiamarla segretamente a te, invocare il calore di quel contatto fisico e di quell'amore, non stupisce che sia il cibo, se ci si ferma a considerare.
E forse mi sono detta orfana solo perchè mi vergognavo, di avere bisogno dell'amore di una donna socialmente disturbata, infelice. Ma è così banalmente vero che non ci posso credere quanto ho sofferto e quanto ancora mi fa soffrire.
Piango per bene ora, con passione, ma non fa male, perchè le lacrime disturbano più chi non le vuol vedere, che chi le piange per lasciare che l'emozioni evapori e bruci fuori dal sè, che si possa toccare viscosa e umida come una lacrima lenta che scorra sulla pelle del viso.
Per un attimo mi chiedo come sarebbe se le lacrime fossero colorate, come il sangue o com'è lo sperma di un uomo. Ma le emozioni sono trasparenti e mi pare che gli si addica più del rosso, del bianco persino.
Un pensiero alle body artist, a Marina Abramovic che stimo e che come chan marshall mi piacerebbe conoscere, prendere una tazza di tè al bergamotto insieme, fumante, niente bustine, solo foglie libere, da infondere mentre l'acqua è ancora alla temperatura del bollore.
Penso a Marina Warner, che è la donna come la quale mi piacerebbe scrivere, per i contenuti, ma anche per lo stile senza fronozoli, che non è esatto come Calvino e Ian McEwan, ma arioso nella sua consistenza come la pasta del pane.
lunedì 7 maggio 2007
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1 commento:
Sempre più spesso mi ritrovo a leggere il tuo blog. Mi emoziona. A volte ho lasciato un commento, sempre meno di quanto avrei voluto: mi sembra presuntuoso valutare o consigliare una persona che si conosce soltanto tramite ciò che scrive. La mia è psicologia spicciola: potrei dirti che ti stai accettando, che stai crescendo, ma sono piccole cose che capisci da sola. Valutando nel complesso gli ultimi post, voglio dirti invece che non sei la sola a passare momenti più o meno bui, capita a tutti; diverso è il come li si affronta: chi carica a testa bassa, chi tirando fuori dosi inimmaginabili di (auto)ironia (come me), chi abbandonandosi a momenti di "sconforto cosmico". Non c'è di che vergognarsi: modi diversi di affrontare il problema... il punto è risolverlo! Purtroppo nessuno può garantirci che non torneranno momenti tristi... Del resto una vita "perfetta" non sarebbe noiosa? :-)
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