sabato 5 maggio 2007

illuminazioni

Quella della prima comunione di Maru è stata una giornata speciale, sapeva di completezza. Era stata thought provoking l'omelia del prete e l'avevo ascoltato con interesse mentre tenevo per una mano bio e faby per l'altra.

Non mi sentivo fuori posto nonostante l'ortodossia nella religione cattolica mi sembri pericolosa e mi fa diffidare.

L'indomani mi sono svegliata pensando che avere i miei familiari intorno mi mette ordine nella testa, come se i contorni della mia identità si definissero, nitidi.

Sedevo al tavolo della festa - al ristorante di Novate dove mia sorella aveva prenotato per il pranzo dopo la celebrazione - con un languore poggiato sulle palbebre, che modulava le pause della conversazione ed ero così affettuosa con bio quel giorno della prima comunione di mia nipote.

Lo baciavo spesso o lo prendevo per mano, perchè mi era mancato mentre era in Veneto, questa è la prima volta che è stato via quattro giorni avevo detto a mia sorella maggiore, ma lei aveva risposto sorridendo che ero appiccicosa, e aveva ragione, perchè mi tenevo a lui come uno scimpanzè afferrato al ramo e non lo sapevo evitare.

Poi nelle lenzuola tra cui sono ritornata stamattina dopo colazione, è passato in mente un pensiero come una nuvola che si muova svelta e sia diretta altrove. Era un pensiero che echeggiava una frase di Lewis, che mi aveva fatto commuovere tra te e l'amore c'è una distanza che senti di dover colmare.
Mi viene da dover amare per due, se uno legge il giornale, mi tiene a distanza...e mentre lo scrivo i ricordi di mio padre e mia madre mi inciampano i pensieri, non so più cosa volevo dire.

Mio padre è un uomo mite, mi ha detto bio, io penso che abbia ragione, come penso che non mi faceva sentire amata quest'uomo che non parla abbastanza, perchè sceglie di non condividere emozioni e pareri.

Dopo pranzo si spostava lento dalla cucina dove noi chiacchieravamo animate, per andarsene da solo di là in soggiorno a leggere un quotidiano e sonnecchiare, dentro al suo guscio come una lumaca nera che scivoli sul terreno umido dopo la pioggia, senza fare rumore.

So che mi ama profondamente, ne sono certa anche di bio, ma stamattina l'illuminazione su una nuvola di passaggio mi ha sussurrato in un orecchio che non dovrei sentirmi in colpa per volere di più da una relazione.

Perchè c'è un amore che non passa, che non si sente come l'affetto ridondante di Jamie in Shortbus che "si ferma sulla pelle e non riesce ad entrare", e somiglia tanto all'amore che mi dai, ed ora mi viene in mente che mio padre non mi ha abbracciata forse mai, tenuta stretta voglio dire.

C'è un'immagine che conservo in mente, di me quando gli gettavo le braccia al collo per farmi stringere e lui mi faceva il solletico perchè lo lasciassi andare. Mi sentivo respinta.

Ed ora, mentre cat power mi fa l'amore con quella voce, come una donna, con devozione e come gli uomini spesso non lo sanno fare, mi chiedo se la scelta d'amare bio possa venire dalla voglia di imparare a sentirmi amata anche senza essere sommersa sotto un mucchio di coccole, come facevano con me mia sorella e mia madre.

Al contrario dell'asciutto che era relazionarsi con nostro padre, tra di noi donne in casa, quelle c'erano più del necessario e pareva che se per un momento si fossero interrotte, l'affetto che ci legava dovesse naufragare, ed erano dettate dall'ansia, più che dall'amore, come le mie nei confronti di bio il giorno della prima comunione.

Forse vorrei poter insegnare a bio ad amare anche ad alta voce, mentre da lui imparerei volentieri l'amare sotto voce senza dovermi sentire in difetto, come mi è capitato di sentirmi in difetto nei confronti di mia sorella qualche settimana fa, pensando di non esserle stata abbastanza vicina, da quando col marito c'è stata una separazione definitiva.

Casa aveva le ombre e i contorni spigolosi de il gabinetto del dottor caligari, dove un atteggiamento conviveva litigiosamente col suo contrario, come se mio padre fosse la malattia di cui mia madre era la cura, e mia madre la malattia di cui è cura mio padre.
Da bambina li guardavo ed erano come in uno specchio rovesciato, uno accanto all'altra in bilico come equilibristi sugli spazi vuoti che mia madre voleva, e non sapeva, riempire.

Lei che è cresciuta in una famiglia in cui erano in nove, un gineceo di donne che l'amavano e di cui lei era la più piccola, a cui si dava tanto, chiedendo in cambio poco. Ma come ha fatto ad innamorarsi di un'uomo così, una donna come lei? Non lo saprei dire.

Quando stavano per separarsi - io ero alle medie - non capivo che ci facevano insieme e non mi dava pace, con la stessa intensità con cui oggi, che sono quasi trentenne, non so trovare pace in una relazione.

La dottoressa Cassano ha spostato la seduta di questa settimana e l'effetto si sente delle emozioni che non trovano un approdo in cui attraccare.
Sono qui che annaspo nel desiderio di un dialogo che non so articolare se non di fronte ad un volto di donna amico, troppe emozioni non dette in circolo e sto scrivendo male.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma ti rendi conto che stai riproducendo esattamente quello schema?