Mi prendo cura del mio corpo e del posto in cui vivo oggi pomeriggio, facendo le cose che la mancanza di tempo, il malessere e, non ultimo, anche il cattivo umore mi avevano impedito di fare.
Ho comprato una crema depilatoria stamattina dopo la scuola, e un lettore mp3 a portata delle mie tasche, dopo che la cuffietta sinistra dell'Ipod shuffle si era danneggiata.
Ho rinunciato alla fantasia d'acquistare un'Ipod red, del resto era anche ora che la smettessi di fare i capricci con questa storia.
L'Ipod red è roba di lusso, e la roba di lusso non è per le tasche dei miei jeans, che adesso sono sdruciti e col bottone spaiato per davvero, non come quand'ero una teenager, quando mi sentivo anticonvenzionale a poterlo fare.
Ho scopato e lavato il pavimento della cucina al ritorno dal lavoro, disinfettato e pulito lavabo e waterclose.
Per depilarmi ho usato la crema per il corpo di una marca francese, quella appena comprata, strisce di cera fredda per il viso, mentre il silk-epyl sulle gambe lo passerò appena avrò finito d'editare il post che scrivo.
Mi prendo cura del mio corpo e del posto in cui vivo con dedizione oggi, perchè mi riporta nel presente, sono sveglia. Mentre, quando sto male, come ieri, sono come semicosciente, quasi addormentata.
E' così di solito quando arriva l'appetito innaturale, che mi sento anestetizzata e non mi accorgo della presenza delle persone intorno.
Come quando da bambina non vedevo passare mio padre, mentre restavo imbambolata per ore a guardare i cartoni alla televisione.
E' come se ricercassi quella sensazione di sospensione dal reale, che salva da ciò che altrimenti fa male.
Il guaio era, ed è, ritrovare il problema immutato, persino più difficile da affrontare, al ritorno dal vagabondaggio di mente e sensi, in un altrove di cotone.
Chissà poi perchè mi venga in mente di scrivere che sia come cotone, la semicoscienza di quei momenti, che invece è arrabbiata, e assomiglia alla disperazione.
Il buon senso gira le spalle al mio disagio, quando qualcosa non va come desideravo potesse andare a finire.
Come succedeva nella quotidianità familiare, quando i miei si scaricavano le responsabilità, coi silenzi o le urla di cui ero uno spettatore scontento.
Ora lascio da parte la fatica di raccontare, per capire dove sta il cortocircuito che atterra, perchè tra poco andrò in piscina, ho le gambe da depilare.
E intanto ascolto su radio david byrne una selezione di musiche di nino rota, alcune sono colonne sonore dai film di Federico Fellini.
mercoledì 16 maggio 2007
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1 commento:
Mi piglio la libertà di postare come commento l'email personale di un'amica, lurelai ondine, perchè sia un manifesto letterario, di questa prosa contemporanea e clandestina di cui lei, io e nimloth siamo autrici.
"Anbart, a parer mio é molto bello. Bello punto e basta. Intendo che lo dico in modo semplice e senza neanche pensarci troppo sù perché é in altrettanto modo semplice e diretto che leggendolo l'ho trovato gradevole, pregno, interessante e ben scritto. Direi anche pregno ma leggero.
Infondo la grande dote degli scrittori moderni dovrebbe essere (e in alcuni casi lo é - vedi ad esempio le poesie di Neruda) quella di descrivere e ritrarre quel che si racconta con parole correnti, parole semplici, che però, incastonate fra loro, tramite la scelta personale nell'incastonarle, crea comunque qualcosa di sofisticato, di pregiato, se vogliamo di "complicato", ma comunque chiaro e scorrevole, limpido.
Non abbiamo più bisogno, insomma, dei vecchi grandi paroloni che già in sé esprimono concetti. Abbiamo bisogno di parole semplici per esprimere concetti complicati. Mi pare che é quello che fai tu, che faccio io, che fa Veronica.
I linguaggi fatti d'immagini, colori e sensazioni.
Lo ritrovo quando scrivi:
"Il guaio era, ed è, ritrovare il problema immutato, persino più difficile da affrontare, al ritorno dal vagabondaggio di mente e sensi, in un altrove di cotone.
Chissà poi perchè mi venga in mente di scrivere che sia come cotone, la semicoscienza di quei momenti, che invece è arrabbiata, e assomiglia alla disperazione."
Questa parte é molto bella.
Trovo che scrivi molto bene, o, per lo meno, nel modo che piace a me e a gente come me, come noi.
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