sabato 8 dicembre 2007

Due Lune

Avremmo potuto amarci. Se l'amore non fosse stato un ricatto morale nelle tue mani, nelle mie chissà, non ho sentito la tua opinione, forse perchè parlavo senza respiro, come hai detto una mattina quando ho pianto, perché dicevi la verità.
Al telefono, è dove ti piaceva vivere l'amore, ma non a me, a me piace stare di fronte ai tuoi occhi verde menta. Ti guardavo passare nudo e ti aspettavo, sotto alle coperte ricamate in delicate fantasie orientali, nel tuo appartamento. Guardarti nudo mi piace, perché sei così pallido che splendi come un luna, e mi piace il tuo sedere.
Le tue frasi a volte erano biascicate, come se fossero moine di un gatto, anche questo mi piace e mi sono piaciute le osservazione acute sulla letteratura di Nothomb, che hai fatto all'uscita dalla mia seduta, il giorno in cui mi hai accompagnata al primo incontro terapeutico che ho fatto, da quando ho scoperto di essere malata.
Mi piacevano anche le notti d'amore a cui tenevamo lente le briglie, perché scivolassero lentamente in una fantasia di noi incorporei, quando diventavamo soltanto voci, che pronunciano parole lascive.
E così stavo affogando nella marea di una conversazione senza scampo, quel pomeriggio che ha segnato il nostro epilogo, acerbo, amaro. Ho cercato una via d'uscita da quella cornetta giocando d'azzardo, e ti ho fatto una domanda, la stessa, sempre uguale. Sarà oggi che ci vedremo? Neppure la risposta era cambiata, come nei sette giorni precedenti, era rimasta un ricatto morale.
La distanza allora si è aperta come in cielo la scia di una stella cometa, come una luce tanto immensa che l'affetto tra di noi è fuggito a nascondersi. Esso è una creatura notturna, come un pipistrello, a cui la luce non piace.
E' rintoccata l'ora della fine, senza ritorno, come una messa funebre, e ha rievocato un destino a spirale, che si ripete dal giorno numero uno, o finanche quello prima. Rien va plus. Ora è tutto uguale alla prima volta che ho assistito a una parodia di morte, odiosa, come questa, come il veleno che per primo mi ha appestato lo stomaco. La ricordo bene.
E accanto a me ho un bicchiere di vino rosso ora, fruttato, che hai acquistato tu. Sull'etichetta è scritto che “Si chiama due lune perché è il tempo necessario per produrlo, 56 giorni”. Beviamo, perchè aspettare le lucerne, e l'amarezza che da il pensiero che noi non siamo durati altrettanto a lungo, neppure quei cinquantasei giorni che, per produrlo, erano necessari.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hola, nel mio blog si parla anche spagnolo, c'è anche un corso di castigliano. Ho letto che lo insegni.... beh..passa a trovarmi. Hasta pronto