domenica 18 novembre 2007

scarecrow [prima parte]

Il pranzo di oggi è riso in brodo con formaggio, di secondo una buona bistecca e contorno di pomodorino e finocchio, the wine was red or nothing, like Ane Brun sings.
Giorno per giorno divento una cuoca più attenta e contenta perché ho un segreto, ed è che quando cucino risuona nella testa la voce di quella bambina immaginata, che non ho ancora avuto. Preparo il piatto più buono e odoroso possibile, di bei colori, per lei.
Luna pensa che a lei piacerebbe tutto.
Poco fa mentre il riso ribolliva nel brodo vegetale, stavo parlando al telefono con Gea, che è venuta a trovarmi in ospedale nei giorni passati e i suoi abbracci soffici mi hanno aiutata a sentire l’abbraccio di madre della vita, lattiginoso. La capisco ora, Gea, e capsico meglio la sua malattia, quanto la sua presenza in ospedale mi faceva sentire capita.
Vorrei dire ancora qualcosa a Luna in questa domenica troppo, troppo lunga. E' qualcosa che riguarda un fraintendimento che ci è capitato di recente e che a me era già capitato di vivere con un ragazzo che chiamerò Le Pleaiadi.
Quando il malinteso era capitato con Le Pleiadi, mi aveva meravigliato che potesse succedere una cosa così, tra un ragazzo e una ragazza che si vogliono bene. Adesso che il rapporto profondo che ho con Luna mi aveva fattto credere d'essere a prova di malinteso, mi ritrovo meravigliata ancora più profondamente, intontita dalla sorpresa.
Qualche giorno fa, al parco su cui si affaccia il retro di casa mia, Luna si è commosso profondamente, mentre gli raccontavo di un episodio della mia infanzia.
Quel pomeriggio d'umido sereno, il punto di divergenza tra la mia veduta e la sua, sulla fine della nostra storia, è rimasto preso come una zanzara dentro all’ambra, catturato dentro a quelle lacrime. Non c’è un domani per me e Luna insieme, questo si sa, come si saprà qual'è la mia visione delle cose, perché sono qui a scriverla.
E svelo ora che, ai miei occhi, Luna quel pomeriggio era triste per me solo apparentemente, ma la commozione più autentica era sua. Sentivo profondamente, mentre piangeva, che erano riaffiorati alla sua memoria momenti del suo vissuto, percorsi da quella stessa emozione.
Sull'isola de La Tempesta viveva - prima dell'approdo di Prospero - una strega africana capace di ogni sortilegio. La malattia mi rendeva poderosa come la strega shakespiariana quel pomeriggio, ed io stavo usando il mio racconto stregato come un mestolo per far emergere i suoi ricordi, rimestavo lentamente, amalgamando l'anima di Luna come una pozione densa.
E come, con un po’ di fortuna, da un sito archeologico si tirano fuori vecchie urne preziose, per ripulirle e riporle nelle teche di un museo, così, quel pomeriggio, io stavo scavando , coi guanti e il tocco lieve del ricercatore devoto, per dissotterrare i tesori funebri di Luna.
Le vecchie urne pregiate diventano comunemente asettiche nei musei e noiose allo sguardo dei visitatori perchè, ripulite dall’arcano che le aveva ammantate, restano nude. Il fascino che l’ignoto ritiene dentro di se, come un’ostrica la sua perla lucida, svanisce.
A dire la verità, che le vecchie urne pregiate vengano deflorate del loro potere magico a me dispiace, ma rendere innocuo uno scarecrow impalato da qualche parte dentro di me, perchè sia oggetto di riflessione e non resti a nutrire d’ansia e di malattia le cantine della mia immaginazione, quello mi andrebbe bene, proprio bene.

[end of part one]

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